Recensione: "Il Portone - Premio "La Quara" 2018 - a cura di Sun


dal Sito Ufficiale della Casa Editrice
Titolo: Il Portone - Premio "La Quara" 2018
Collana: Narrativa
Anno edizione: 2018
Numero di pagine: 112

“Il Portone è lo specchio della nostra coscienza. Non importa se di legno leggero o pesante, se blindato, o se abbellito da preziosi intarsi floreali. La sostanza non cambia. Il Portone aperto è richiamo all’accoglienza, all’ospitalità: alla ‘filoxenia’, che è il patrimonio della Grecia, la mia seconda patria. Il Portone chiuso può essere sinonimo di riservatezza, di discrezione, di rispetto, ma può anche essere prova o testimonianza di egoismo, di rifiuto, di rigetto assai poco umano di qualsiasi forma di generosità e di dialogo. ‘Che gli altri stiano fuori. Penso soltanto a me stesso’. Ancor più grave è quando i Portoni crescono e diventano giganteschi, mostruosi e sinistri muri di cemento, spessi e altissimi, per scongiurare qualsiasi forma di contaminazione. Ci si rinchiude nel ghetto per paura degli altri. Ma i ghetti non hanno mai portato fortuna”. (Antonio Ferrari)

Recensione


Mi sono approcciata alla lettura di questa raccolta incoraggiata dalla prefazione e dalla promessa di ritrovare un po’ me stessa in uno dei racconti brevi presenti, premiati nello scorso anno per il Premio “La Quara”  e quest’aspettativa non viene certo delusa già dalle prime righe con il primo racconto.
Le parole usate nella prefazione dal Presidente della Giuria: Antonio Ferrari sono molto veritiere e profonde. Tutti noi, la nostra anima e la nostra essenza sono come un Portone. Che la nostra vita è costellata da portoni, fisici o astratti, e non facciamo altro che tentare di arrancare levigando il nostro legno, e rafforzandolo di tanto in tanto; curando i nostri cardini con scelte e presenze che amalgamano la nostra esistenza.


Il primo racconto che si trova è “L’ultimo scalino” di Angelo Basile, la storia toccante di una perdita, che ritaglia ricordi comuni a chi ama, a qualsiasi età si attraversino queste esperienze. I ricordi cullano e spezzano allo stesso tempo, tanto che alle volte ci servono dei sostegni su cui appoggiarci.

Il secondo racconto è “Agnese” di Luciana Alessandra Dal Forno, questa è la storia della libertà, e di come la fame di ottenerla possa maturare in noi in coraggio e forza, in lotta e sacrificio, tanto che davanti alle prove, anche a quelle più difficili della vita, la testa e la fierezza non cedano mai. E’ la storia che tutti noi dovremmo raccontarci giorno dopo giorno, continuando a rispettarci e difendere le nostre idee.

Il terzo racconto è: “Quel banco in fondo all’aula” di Davide Di Finizio , è la storia di un urlo, la richiesta d’aiuto di un ragazzo, la storia di come il bullismo non possa mai vincere, di come seppur gli altri si professino più potenti e forti, la nostra forza sta nel non arrendersi, nel combattere e nel sostenersi.
E’ la storia di un riscatto, una di quelle che dovrebbe essere letta in tutte le scuole.

La quarta è: “Una porta non basta” di Sara Galeotti, una storia di violenza e di rinascita. Sottolinea come anche i bambini riescono a vedere oltre i cardini di una porta, le ferite sulla pelle e sentir attraverso le mura i gemiti soffocati di parole mancate, e non dette. La rinascita però può avvenire, con forza e coraggio, ed è ciò che leggiamo qui. La storia dona speranza per e ad una vita migliore.

La quinta è “Tutto, ma non la speranza” di Marina Marzetti, qui si racconta della sopravvivenza ad un terremoto, la speranza di nuovi ricordi, e di vecchi al sicuro nella memoria, dopo la perdita di una casa ci si sente smarriti, si traballa, ma i ricordi ci sostengono nella rinascita.

La sesta è: “Angelina” di Graziella Percivale, una storia bella, forte e che colpisce al punto giusto. Un pugno ben assestato alle costole. Da vita può nascere vita, e alle volte anche da morte. Si può cambiare un futuro scritto, per tutti? Questa breve storia ci mostra come può accadere alle volte, e come imparare dai nostri errori sia di importanza vitale.

La settima è: “I segni del tempo” di Martina Ravioli, ci narra di un portone fisico, un portone che permette ad un nonno di raccontare al nipote, tanto sul suo passato, e tanto su ciò che verrà. L’amore incondizionato, e il dolore di perdite che restano nel cuore. Una bellissima storia che regala profonde emozioni.

L’ottava è: “Il Portone” di Silvano Rolandi, una storia attuale, che vediamo quasi tutti i giorni raccontata al TG, le storie di mare, di gente che scappa da guerra, fame, e che non viene ascoltata, quasi mai. Questa storia si lascia ascoltare, cerca occhi da divorare e orecchie dentro cui urlare. Assolutamente da leggere.

La nona: “Rapita dal vento” di Amanda Sivalli, una storia particolare, quella che potrebbe essere raccontata da oggetti inanimati in molte case, una storia d’amore, che ti lascia il cuore in una morsa, che ti emoziona e che vorresti rileggere mille volte.

La decima: “Se potessi scegliere di nuovo” di Massimiliano Scorza, una storia di conoscenza, quella che un figlio fa di un genitore, emozionante e che chiude perfettamente un ciclo immenso di sentimenti.

Questo è un libro da leggere tantissime volte, e da digerire con calma. Ogni storia racconta tanto e qualcosa che sicuramente ci risulta vicina.
Spero di avervi incuriosito.
-Sun
uesto è un libro dadi

Commenti