Recensione: "Il Re Leone" live-action - a cura di Sun


Il 21 agosto, nelle sale cinematografiche italiane è uscito l’attesissimo live-action de “Il Re Leone”. Dalla regia dell'amatissimo Happy del Marvel Cinematic Universe, Jon Favreau ha diretto quello definito da tutti come un moderno documentario del National Geographic, dando vita ad una cartolina dell'Africa da lasciar senza fiato.
La tecnica fotorealistica e d’animazione computerizzata ha compiuto uno dei passi avanti che segnano immancabilmente la storia del cinema. L’opinione pubblica proprio su questo si è nettamente divisa; molti sottolineano il fatto di come le immagini seppur sorprendenti non siano in linea con dei personaggi canterini e danzanti, altri invece hanno apprezzato la cosa, in quanto anche con una visione 2D dona l’atmosfera di essere realmente in Africa. Ho avuto i brividi fin dalla prima scena, dove sotto le note de “Il Cerchio della vita” abbiamo avuto già l’assaggio di come una tecnica così nuova renda incredibile l’esperienza al cinema, intorno a me molte persone erano commosse fino a piangere.


Favreau aveva già diretto in precedenza un altro live-action molto apprezzato, come il “Libro della giungla” tornando così alla direzione per -stavolta- sfondare al botteghino mondiale. L’espressione donata agli animali ogni tanto cozza con i movimenti parlati della bocca, o che potrebbero rimandare ad una danza mentre cantano, in quanto stiamo vedendo degli animali veri, non accostiamo ad una visione così realistica magari una voce d solito, ma allo stesso tempo, le scene di lotta proprio per lo stesso motivo sono assolutamente impressionanti, realistici.
La realizzazione ha richiesto più di due anni e viaggi della troupe in lungo e largo dell’Africa per fotografare e studiare attentamente i movimenti di ogni singolo animale presente ne film, e delle ambientazioni.



La trama è identica al film animato del 1994, con alcune piccole differenze che non fanno comunque storcere il naso, anzi rendono alle volte più ricca, la fluidità della trama stessa. Un esempio è la volontà marcata da Scar per avere al suo fianco Sarabi, cosa che nel film animato noi non vediamo. Comunque la pagina Wikipedia dedicata al remake ha stilato una lista di tutte le differenze presenti, potete fari un salto dopo aver finito di leggere l’articolo!
Passiamo al cast vocale italiano, perché non ho avuto la possibilità di vederlo anche in originale.
Simba adulto ha la voce di Marco Mengoni, mentre Nala è Elisa. Anche questo ha creato abbastanza divisioni nella critica, con chi l’ha vista solamente come una mossa di marketing, declassificando due delle voci italiane ad oggi più apprezzate nello scenario internazionale come uno strumento per attirare un pubblico più ampio, e chi ha apprezzato la performance dei due -che ricordiamo sono stati scelti dalla Disney- riconoscendo comunque un lavoro ben fatto seppur non del mestiere. Le voci di Timon e Pumbaa sono rispettivamente di Edoardo Leo e Stefano Fresi, attori che hanno donato una sfumature diversa a due dei personaggi Disney più amati.
La voce dell'amatissimo Mufasa ci è stata regalata dal grandissimo Luca Ward, voce calda e rassicurante che difficilmente i bambini potranno dimenticare.


Le canzoni sono rimaste fedeli alle originali del film animato, tranne una, quella di Scar, diventando una marcia parlata più che una vera e propria canzone, che devo dire ho apprezzato particolarmente, così come il taglio dato al suo personaggio, più tenebroso e più subdolo, meno teatrale dall’originale ma sicuramente uno dei villain più riusciti. L’intera colonna sonora è stata curata da Hans Zimmer e Elton John. In più dal film animato troviamo due canzoni tratte dall’adattamento teatrale del film e due canzoni inedite.
In conclusione posso dire che mi sono letteralmente innamorata di questo film, tanto che sono andata ben due volte a vederlo, una volta anche in 3D, assaporando l’atmosfera africana a 360°, e adesso attendo solamente il DVD, così da gustarlo anche a casa.


VOTO: 4,75/5⭐

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