Recensione: "Iron Flowers" - a cura di Anna


Titolo: Iron Flowers
Titolo originale: Grace and Fury 
Autrice: Tracy Banghart
Editore: DeA Planeta
Pagine: 384
Traduttore: Federica Ressi 
Prezzo (copertina flessibile): 10,90


Sinossi:  Non tutte le prigioni hanno le sbarre. 
In un mondo governato dagli uomini, in cui le donne non hanno alcun diritto, due sorelle non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Nomi è testarda e indisciplinata. Serina è gentile e romantica, e sin da piccola è stata istruita per essere un esempio di femminilità, eleganza e sottomissione. Sono queste le doti richieste per diventare una Grazia, una delle mogli dell'erede al trono. Ma il giorno in cui le ragazze si recano nella capitale del Regno, pronte a conoscere il loro futuro, accade qualcosa di inaspettato che cambierà per sempre le loro vite. Perché, contro ogni previsione, è proprio l'indomabile Nomi a essere scelta come compagna del principe, e non Serina. E mentre per Nomi inizia una vita a palazzo, tra sfarzo e pericolosi intrighi di corte, sua sorella, accusata di tradimento per aver mostrato di saper leggere, viene confinata sull'isola di Monte Rovina, un carcere di donne ribelli in cui, per sopravvivere, bisogna combattere e uccidere. È così che entrambe si trovano prigioniere, l'una di una gabbia dorata e l'altra di una trappola infernale. Per le due sorelle la fuga è impossibile: un solo errore potrebbe significare la morte. 
E allora, quando non c'è soluzione, l'unica soluzione è cambiare le regole.


Salve lettori!
Mi sembra opportuno cominciare questa recensione dalla stessa dedica con cui l'autrice comincia il suo libro:
"Per ogni donna a cui hanno detto di stare zitta e buona... e che invece ha avuto il coraggio di reagire"
Tracy Banghart, attraverso la sua opera, denuncia l'emarginazione femminile, denuncia il piccolo e insignificante ruolo che viene assegnato alla donna e proprio nel mondo da lei creato, a Viridia, c'è davvero tanta tanta tanta ingiustizia nei confronti del genere femminile. Alle donne è infatti precluso ogni genere di istruzione a partire dalla lettura e dalla scrittura, ma non possono neanche esercitare un lavoro che - è bene ricordarlo - nella nostra realtà quotidiana è un pari diritto.                                   
A Viridia le uniche funzioni permesse alle donne sono quelle di procreare e di lavorare come una schiava serva. A meno che, se si è particolarmente ambiziose o disperate, si può provare a diventare una Grazia. La Grazia non è altro che la figura della donna ridotta a mero oggetto lasciato al volere e nelle mani del Supremo, o del suo Erede. La Grazia è fatta per essere bella, seducente, femminile, permissiva, capace di non mostrare alcun sentimento, alcuna inclinazione o passione, alcun amor proprio, se non quello di soddisfare in tutti i sensi il suo padrone proprietario possessore Supremo o, nel caso nella nostra storia, Erede. 
L'originalità di Iron Flowers sta nel fatto che la Grazia non è una, ma sono troppe tante. Vengono scelte tre ragazze ogni tre anni e basti pensare che il Supremo in carica possiede circa una quarantina di Grazie. Un harem a dimostrazione della poca importanza che viene data alla figura della donna, alla sua essenza, ma anche ai sentimenti, dimostrando nient'altro che ingordigia e un inesistente rispetto.

Serina, è davvero questa la vita che desideri? A suo detto, come ripete costantemente alla sorella contrariata, la risposta è sì. Serina è la sorella maggiore per eccellenza ed è stata cresciuta con una mentalità che sarà davvero difficile scalfire e che solo una situazione estrema, ingiusta e violenta riuscirà a fare. Lei viene cresciuta e accudita dalla madre con l'idea che essere una Grazia sia non solo un onore, ma un modo di aiutare i membri della sua famiglia, ad esempio permettendo al fratello minore, Renzo, di scegliere liberamente chi sposare e di non rimanere relegato alla situazione economica della famiglia che, a quanto si può intuire, è abbastanza povera. Inoltre i suoi genitori, se diventasse una Grazia, non dovrebbero più lavorare e anche la sorella Nomi, gemella di Renzo, potrà essere protetta dal ruolo di Serina. Per quale ragione Nomi deve essere protetta? Perché Nomi è ribelle e ha imparato a leggere. 

Bisogna davvero essere protetti per così poco? Scopriremo di sì. 

Nomi non è cresciuta con l'idea che essere una Grazia sia un onore per fortuna, ma con la consapevolezza che nella sua realtà c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Ed è proprio così perché Nomi ha delle inclinazioni, vorrebbe leggere e imparare e compiere delle scelte che non siano predefinite, ma il suo mondo non glielo permette e di conseguenza comprende di non possedere alcun tipo di libertà. Con la madre impegnata a crescere la figlia maggiore come futura Grazia, nessuno abitua Nomi a placare il suo spirito battagliero e la sua impertinenza e anzi, al contrario, la sua curiosità convince il fratello a insegnarle a leggere e a chiedersi, negli anni a venire, perché le regole lo proibiscano. Nomi, come ancella della sorella, seguirà quest'ultima a palazzo sperando, nonostante i desideri della sorella maggiore, di riuscire a tornare a casa il più in fretta possibile, ma scoprirà che esistono prigioni peggiori di quelle che immaginava, anche se a pagarne le conseguenze più atroci sarà la sua adorata Serina. 

Purtroppo è la sinossi in primis a narrare quello che accade nel primo centinaio di pagine e devo ammettere che solo passata questa prima lunga parte introduttiva il libro comincia a sorprendere, intrigare e appassionare un po'.
Inizialmente non mi aveva allettata molto l'idea di seguire i punti di vista di Serina e Nomi separate, ma continuando la lettura ho apprezzato i progressi che entrambe facevano su loro stesse, quindi sulle loro idee e sulle loro convinzioni, ma pensando quasi costantemente l'una all'altra. E proprio questo legame familiare mi ha colpito perché raramente i protagonisti vivono le loro avventure e/o sventure consapevoli di aver dietro di sé una famiglia che li attende; dei fratelli e delle sorelle che tengono davvero a loro, anche se in questo caso la psicologia dei genitori è lasciata molto all'accenno dall'autrice.  
Anche il world building è solo lievemente accennato, per lo più spiegando i diversi territori da cui provengono i personaggi e un briciolo di storia che ha portato Viridia ad essere quello che è. Tutto il resto è un continuo mescolarsi di elementi provenienti dal passato e altri dal presente che non permettono di inquadrare bene che tipo di realtà sia quella in cui vivono le protagoniste.  
Ho apprezzato la presenza di un personaggio LGBT, ma i personaggi secondari li ho trovati tutti stereotipati e con una caratterizzazione personale quasi o totalmente inesistente e purtroppo anche le descrizioni degli ambienti risultano poco funzionali a immaginare la scena e a inserire i personaggi in un luogo ben preciso e particolareggiato. 

Tutte le pecche sopra elencate non avevano reso la lettura eccessivamente fastidiosa o negativa, perché, in realtà, il vero problema è subentrato verso la conclusione del libro. L'enorme problema è infatti - e lo dico a malincuore - l'eccessiva somiglianza che ho trovato con Red queen di Victoria Aveyard (Regina rossa in Italia). 
Dove ho riscontrato la suddetta somiglianza? Prima di tutto nei due principi, tra cui il fantomatico Erede, che avranno a che fare con la più fortunata delle due sorelle, ma in particolare nell'intera vicenda di Nomi, che è identica a ciò che accade a Mare nel romanzo della Aveyard. Inoltre la fine del primo libro di Iron Flowers è letteralmente identica alla conclusione di Red queen ed è inutile sbraitare spiegare quanto questa estrema somiglianza mi abbia sinceramente deluso. 
Non mi permetto di fare alcuno spoiler, ma vi sprono a commentare per capire se qualcuno di voi ha notato la stessa somiglianza e ne approfitto anche per dire quanto io speri che il secondo libro, pubblicato in Italia il 10 settembre 2019, si riprenda. 

Per finire mi sento di dover spezzare una lancia a favore del personaggio che più ho adorato e su cui scommetto nel capitolo successivo di Iron Flowers, ovvero Val
La fissò apertamente, la luce del fuoco che gli riscaldava la pelle. <<Credo che le donne di questa prigione - di questo Regno - alla fine si solleveranno comunque. Mio padre diceva sempre che l'opposizione non è una condizione permanente. è un gioco che si sopporta finché non diventa troppo pesante, e allora si tenta di liberarsene. Non senza lottare, non senza soffrire, ma lui credeva che quel giogo sarebbe sempre, sempre, stato combattuto e sconfitto. Non era l'unico a cercare di cambiare le cose.>>
Ringrazio Val per ogni suo singolo momento e per la sua forza infinita nel voler provare a salvare chiunque, indipendentemente dal suo genere o dalle sue motivazioni. 
Ognuno di noi avrebbe bisogno di una persona del genere nella propria vita.


Ho letto il libro in circa sei o sette ore di seguito, quasi d'un fiato. 
La mia votazione è di 3.25/5 stelline.

Cari lettori, vi lascio una bellissima citazione e vi ringrazio per la vostra attenzione, alla prossima recensione!
<<Dovete essere forti come questa prigione, forti come la roccia e l'oceano che vi imprigionano. Voi siete fatte di cemento e filo spinato. Siete fatte di ferro.>>

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